Autore: Fabrique

Cinque voli pindarici estivi, che non potete assolutamente rifiutare.

 

Cinque voli pindarici estivi, che non potete assolutamente rifiutare.

In via Dandolo, proprio come a Rio, stiamo facendo le Olimpiadi. Io mi sono personalmente specializzata nel “Salto delle incombenze”,  Elena nel “Conto alla rovescia”, sembriamo piuttosto portate e credo che vinceremo. Nel frattempo ci siamo scordate di pagare Spotify e, ogni cinque minuti, la pubblicità incalzante irrompe nei nostri sogni di gloria, facendoli crollare.

Quando, anche rispondere al telefono è qualcosa di tremendo, è arrivato il momento di andare oltre.

Per questo vi abbiamo preparato cinque voli pindarici che dovete spiccare in vacanza, per ricominciare un settembre meraviglioso.

1) Goonies, cocacoline gommose alla faccia del tuo dentista, e un tostino sul divano.

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2) Sirene, un frappè alla fragola e glitter dappertutto.

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3) La Camera degli Sposi, un the verde ghiacciato, il tramonto e un mazzo di peonie blu.

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4) Cime tempestose, un ghiacciolino, la penna stilografica in mano e un diario segreto.

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5) The Smiths, la macchina da cucire, una valanga di gatti e un tessuto africano.

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 A un certo punto, qualcuno direbbe “What else?”

                                                                                     Buone vacanze, ovunque e comunque.

                                                                                                                  baci

                                                                                                           Elena     Fra

Ricamo mon amour, ecco come fare!

Ricamo mon amour, è proprio il caso di dirlo! Il ricamo sembra avere davvero un sacco di buone qualità perchè è quasi tascabile (sta tutto comodamente in borsetta), economico, di tendenza e sicuramente antistress! What else?

Prima di iniziare vi diremo la stessa cosa che diciamo in ogni corso alle nostre sartine Fabrique: voi mettete la pazienza, il resto arriva da solo!

M A T E R I A L I

Quello che serve è un telaietto da ricamo (un set come –> questo va benissimo), un semplice ago, rocchetti di vari colori, del tessuto e una stampa con il disegno che volete riprodurre.

Il mondo dei tessuti, lo diciamo sempre, è davvero meraviglioso e ne potremmo parlare per ore (ma, niente panico, non lo faremo!) : per iniziare a ricamare ci basterà un tessuto qualsiasi, meglio se in colore chiaro e a trama non troppo fitta ( in questo modo ci agevolerà nel riportare il disegno).

Con la mente piena di grandi progetti  e un pacco enorme di fiducia, possiamo  farci un giro di esplorazione su Pinterest per cercare qualche idea (se trovate poco digitando “ricamo” provate con “embroidery“, du gusti is megl’e che uan)!

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Tra disegni, frasi ciniche e dichiarazioni d’amore, su Pinterest trovate davvero qualsiasi cosa, basta scegliere (come se fosse facile!).

Dopo aver scelto, stampiamo l’immagine nella dimensione adatta al telaio e, con una matita morbida o una penna con la punta sottile possiamo  ricalcarla su stoffa (magari appoggiandoci ad una finestra in controluce).

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Passiamo all’azione! Infiliamo un ago, con il filo in doppio e non troppo lungo ( se è lungo si aggroviaglia continuamente) e iniziamo a seguire il disegno con punti ravvicinati di circa 1 mm ciascuno, svuotiamo la mente e lasciamoci ispirare!

Credete a noi, le soluzioni sono davvero infinite: non vi piace ricamare su un semplice tessuto? Potete farlo direttamente su una maglia o un paio di jeans (sarà solo meno veloce riportare il disegno), volete fare qualcosa di speciale? Abbandoniamo la stoffa e proviamo a intervenire su illustrazioni, fogli di giornale o vecchie stampe scovate in un mercatino!

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Oggi splende il sole, e, io, come sempre, odio il genere umano: questo è il mio lavoro e vale più di mille parole! E voi? Cosa state combinando?

Dateci dentro, ladies, when life gives you hands, make handmade!

 

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Tutto compreso nel prezzo

Tutto compeso nel prezzo.

Il crollo del Rana Plaza (<– se avete tempo, guardatevi questo) è considerato il più grave cedimento accidentale nella storia umana moderna, oltre che il più grave incidente avvenuto in uno stabilimento tessile.

I Fatti 

Il 24 aprile 2013, un imponente edificio di otto piani, nel distretto di Dacca (Bangladesh), crolla. Di otto piani, ne rimarrà in piedi solo uno, a malapena.

Rana Plaza contiene fabbriche d’abbigliamento, negozi, appartamenti, e addirittura una banca. Il giorno precedente, complici le crepe strutturali, gli esercizi ai piani inferiori vengono chiusi, ma ai piani superiori il divieto viene ignorato, e i lavoratori del tessile procedono nelle normali occupazioni. Nella mattinata del 24 aprile, nelle ore più intense, il Rana Plaza crolla.

Le operazioni di soccorso saranno concluse solo a metà maggio, con il drammatico bilancio di 1129 vittime e 2500 feriti.

Mohammed Sohel Rana, il giovane imprenditore proprietario del palazzo con contatti nella Awami League (gli stessi contatti che gli avrebbero permesso la serena costruzione di un edificio totalmente inadeguato),  viene arrestato pochi giorni dopo al confine con l’India, mentre tenta di fuggire.

Il Bangladesh non è un caso: negli ultimi anni il Bangladesh è diventato il secondo esportatore mondiale di abbigliamento (dopo la Cina): con un giro d’affari di circa 20 miliardi di dollari e un altissimo tasso di crescita, questa è l’unica grande industria del paese.

Ma il Bangladesh è anche un paese sovraffollato, soggetto a inondazioni, e con difficili approvvigionamenti di energia: soddisfare tutta questa richiesta significa, in molti casi, ricorrere a rischiose  soluzioni, come costruzioni verticali, rischio di cortocircuiti elettrici, filiere congestionate e un sistema di sicurezza praticamente inesistente.

Le catene “fast fashion” come Gap e H&M esigono processi produttivi folli: gli ordini richiedono di subappaltare a diversi produttori attraverso processi  complessi e poco trasparenti.

Un esempio?

La spagnola Inditex (Zara, Bershka, Pull and Bear tra i suoi marchi) riesce in due settimane a ideare un nuovo capo, produrlo e venderlo in 4.600 negozi nel mondo.

Un altro esempio? Nel novembre 2012, i 122 morti nell’incendio di Ashulia facevano straordinari per rispondere alla sovrapproduzione prenatalizia richiesta nei Paesi occidentali.

In sostanza il Fast Fashion sarà anche “a buon mercato”, ma non è sicuramente un buon mercato: perchè qualcuno, da qualche parte, ne sta pagando il prezzo.

Cosa possiamo fare? Porci più domande, cercare delle risposte, acquistare meno, e farlo meglio: da “brand sicuri”, con un percorso più trasparente.

Ma anche non acquistare, e provare ad iniziare a creare. In qualsiasi modo.

Essere consapevoli è solo il primo, piccolo passo.

Vuoi saperne di più? Vuoi dirci la tua? Non sai proprio da che parte iniziare? O vuoi solo dirci ciao?  Contattaci!

The Bow Pillow Tutorial

The Bow Pillow: perchè sono trent’anni che siamo quelle strane della festa, è ora di prendersi la rivincita e fare le signorine! Come? Con un cuscino a forma di fiocco!

Perché? Non ne abbiamo idea, ma ci sembrava sensato!
Se avete passato tutta la vita a fianco di amiche pettinate meglio di voi, questa è la vostra occasione di riscatto.
Perché loro, di sicuro, non hanno un cuscino a forma di fiocco, voi tra poco sì.

Il tessuto potete sceglierlo come volete, noi abbiamo scelto del jersey perchè non sfila e non ci fa perdere troppo tempo nelle rifiniture!

Ingredienti:

Santa Pazienza
-1 filo di lana qualsiasi
-Jersey, o altro tessuto elasticizzato (ok anche una vecchia t-shirt o felpa)
-Imbottitura x cuscini (250 gr circa, che equivalgono all’interno di un cuscino 40×40 cm).
-Caramelle gommose per i momenti difficili
-Ago, filo, forbici, matita.
-Una riga o un metro da sarta.
-Una macchina da cucire casalinga.

Per il “corpo del cuscino” e la fascia centrale tagliate 2 rettangoli di jersey di 45×30 cm, e 1 striscia (in tessuto a contrasto, sempre di jersey) larga almeno 15 cm e lunga quanto volete, alla quale taglierete le due estremità a “coda di rondine”.

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Sovrapponete, diritto contro diritto i due rettangoli grandi, e spillateli insieme lungo tutto il perimetro, tenendo gli spilli almeno 4 cm dal bordo, in modo che non diano fastidio durante la cucitura a macchina.

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Cucite a macchina solo 3 lati del rettangolo, lasciando aperto uno dei due lati corti e tenendovi, con il piedino, tra gli spilli e l’esterno del tessuto.

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Girate il sacchetto dal lato dritto e riempitelo con la bambagia, facendo bene attenzione a renderlo uniforme e pieno anche negli angolini.

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Rigirando il tessuto verso l’interno, spillate il lato aperto e, se necessario, imbastite; quindi cucite a macchina (per dare maggiore simmetria, potete passare a macchina anche l’altro lato parallelo).

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Con un filo di lana, fermate il centro del cuscino e annodatelo. Prendete la striscia più sottile di jersey, quella con le estremità a “coda di rondine” e piegatela a metà. A 10 cm dalla piega del tessuto, cucitela a macchina lungo tutta l’altezza.

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Fate passare nella fascia appena ottenuta il corpo del cuscino, e pavoneggiatevi ripetutamente con le amiche!

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Cotton Candy in 5 parole

Cotton Candy in 5 parole, 5 parole per descrivere la nostra nuova collezione handmade.

Per questo motivo vogliamo raccontarvi  Cotton Candy, la collezione S/S 2016 di Fabrique, e tutto ciò che significa per noi, in 5 parole.

5 parole: nuvole, anguria, pois, bretelle e occhioni.

Anguria.

Abbiamo fatto quello che gli altri di solito chiamano “brainstorming”, perché bisognava mettere su un foglio tutte le cose che, insieme, fanno l’estate. “Anguria” era praticamente la perfezione perché iniziava anche con la “A”, e tutti gli elenchi, in ordine alfabetico stanno un gran meglio!

Nuvole.

Via Dandolo è un bel pezzo di cuore. Il sabato mattina a Brescia c’è il mercato, e in fondo a via Dandolo sbuca il banco dei fiori. Il banco dei fiori è la cosa più bella del sabato mattina, perché senza banco dei fiori non è sabato mattina davvero. Con le mani occupate da un mazzo di garofani, non c’era più spazio per le nuvole. Non sapendo dove metterle, si è pensato che un vestito fosse la scelta giusta.

Pois.

I Pois sono arrivati da soli, in fila uno dietro l’altro, al 7 di via Dandolo perché cercavano la gonna a ruota, quindi non abbiamo avuto troppo bisogno di pensarci noi, era tutto già perfetto così.

Occhioni.

Il momento in cui si fa l’occhiolino. Così quando lo indossi puoi ricordarti di un sacco di cose importanti, come quella di non prenderti troppo sul serio, o quella di smettere di sentirti brutta davanti allo specchio.

Bretelle.

 Proprio come Tom Sawyer quando ruba la marmellata a zia Polly; nessun modo per celebrare la primavera è meglio che pavoneggiarsi in un paio di bretelle!

 

Questo è tutto, anzi no, non lo è. Abbiamo disegnato, stampato e cucito tutto questo, in quel modo che per noi è l’unico: con affetto.

Grazie di cuore a chi, ogni giorno, fa parte della nostra festa.

Queste cose sono successe davvero

Queste cose sono successe davvero, ed è pazzesco. Da gennaio 2015 ad oggi le nostre sartine sono state 124.

124 donne, perchè gli uomini si fanno ancora desiderare. 124 donne  che hanno sorriso e mangiato caramelle gommose insieme a noi.

Ci siamo raccontate, vi siete raccontate e abbiamo sfatato insieme il mito “non ho manualità”. Abbiamo adattato il modello per chi si è iscritta e poi si è presentata col pancione e fatto brainstorming per scegliere l’adatta colonna sonora, tra gruppi di migliori amiche, madri e figlie, colleghe, vicine di casa, o splendide perfette sconosciute.

Tutte e 124 hanno fatto almeno un  lavoro, anzi quasi tutte, quasi due: facendo un rapido calcolo, e arrotondando  per difetto, diciamo di aver cucito insieme 220 capi?

Se almeno uno, tra questi 220 , è la bandiera che sventolate sicure e fiere, crediamo di essere sulla strada giusta.

 

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Nelle grandi catene del Fast Fashion, è facile trovare abiti a buonissimo mercato, perchè il loro vero prezzo lo ha pagato qualcun altro in termini di sfruttamento. Se almeno uno, tra questi 22o, vi ha evitato o vi eviterà di acquistare Fast Fashion in futuro, crediamo di essere sulla strada giusta.

Il cuore che avete messo nella vostra prima creazione vi ha reso madri orgogliose, fino a comprendere  il sacrificio dietro ogni orlo: se almeno uno di questi 200 sa raccontare questa storia, siamo decisamente sulla strada giusta.

 

 

 

Fast Fashion, quanto ci costa davvero?

Ve lo siete mai chiesti quanto ci costi davvero il Fast Fashion?

Il Fast Fashion è il fenomeno di produzione low cost impostosi sul mercato della moda a partire dagli anni Novanta.
Il Fast Fashion ha rappresentato, per certi versi, una rivoluzione, con la sua capacità di immettere sul mercato prodotti dal prezzo molto contenuto, per non dire stracciato, in tempi molto brevi.

Quanto brevi?
Per intenderci Zara,  notissima catena spagnola, ogni anno, lancia qualcosa come 12000 nuovi disegni e, per sviluppare un nuovo prodotto, ha tempi di circa una settimana: in pratica pura follia.
Oppure no.
In effetti rinnovarsi l’intero guardaroba con qualche centinaio di euro è qualcosa di apparentemente meraviglioso.
Forse sarebbe meglio chiedersi chi paghi, in tutto questo, il prezzo più alto; ma andiamo con ordine, e non crediamo di esserne esclusi.
Quando acquisto una maglia 100% cotone, erroneamente credo di acquistare un prodotto tutto naturale, in realtà il 25% dei pesticidi usati in agricoltura in un anno, sono utilizzati per la coltivazione del cotone.
Come se non bastasse una delle terribili conseguenze di tutto questo è la progressiva moria delle api.
Se muoiono le api, il cotone dev’essere impollinato a mano. Lo sapevate che nell’Uttar Pradesh, la grande regione dell’India settentrionale, il cotone viene impollinato a mano da bambine di 9/10 anni, tenute in stato di semischiavitù? Io no, e credevo fosse una barzelletta.

Ma se anche questo non ci interessasse ci basti pensare che le tinture con cui questi capi vengono trattati, molto spesso vengono gettate negli scarichi e, da questi direttamente in mare, senza filtro.
Se anche questo non ci facesse effetto, parliamo di sicurezza. Il tema è stato drammaticamente portato alla luce dalla tragedia di Dhaka (Bangladesh) del 24 aprile 2013. Il crollo di una palazzina fatiscente, sede di una confezione, ha portato alla morte di 1121 persone.

E quanto ci stancano velocemente tutte queste cosette, magari anche graziose? Si fa prima a comprare qualcosa di nuovo che a rattoppare. Ed è del tutto normale: chi si preoccuperebbe mai di una maglia da 9,90 € ?
E poi forse non ci pensiamo mai, ma questo sistema soffocante ha anche portato alla luce il problema della “spazzatura tessile”, che pian piano sta intasando le discariche di tutto il mondo.
E noi? Noi come stiamo? Nella peggiore delle ipotesi siamo vestiti tutti uguali, alla stessa maniera.
Violazione di qualunque diritto umano, impatto ambientale assolutamente distruttivo, massificazione dell’individuo in una logica che costringe ad acquistare cose di cui non abbiamo assolutamente bisogno.

Questa è solo una piccola introduzione ad un argomento, le alternative al Fast Fashion, che tratteremo molto spesso.
Perchè le alternative al Fast Fashion ci sono, e non sono neanche così complesse, ne parleremo presto.

Nel frattempo tenetevi stretti i vostri capi, anche se vi hanno stufato, forse ne vale la pena: sono costati più di quanto possiamo immaginare.

5 trend dell’ estate 2016 mentre sono in pigiama

5 trend dell’estate 2016 è meglio raccontarli nel modo più onesto possibile: in pigiama e con un’acconciatura da terza media.

Probabilmente, su 5 trend non ne seguiremo nemmeno uno, ma, a quanto pare è giusto saperli, e poi è bello fare cose utili mentre si è in pigiama.

Utili, soprattutto.

 

Numero 1 di 5 :

Pink!

Il rosa, in tutte le sfumature possibili ci dice che siamo Pretty in Pink, quindi, se tutti stanno dicendo la verità, per una volta potrò vestirmi come una meringa ed essere socialmente accettata in mezzo ad altre meringhe.

 

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Numero 2 di 5.

Ruches, balze.

Ho imparato a cucire da bambina, con la nonna nelle giornate di pioggia, e da subito ho appreso due cose importantissime:

  • che erano appena finiti gli anni Ottanta e che questo significava immancabilmente ruches
  • che non può piovere per sempre

Un caloroso bentornato!

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Numero 3 di 5

Crazy Patterns.

Il senso di soddisfazione  di indossare qualcosa che non porterebbe nessuno.

Libero sfogo all’estro, con buona pace dell’amica bacchettona che non lo farebbe mai. Mentre ci godiamo la scena del giudizio altrui, io quasi quasi, taglierei anche un paio di rami secchi.

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Numero 4 di 5.

Stripes!

Le grandi righe, orizzontali o verticali che siano, ci ricordano che torna di moda il carcere. Che poi è il sogno della mia vita perchè ho un sacco di libri indietro da leggere, quindi fatemelo almeno credere.

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Numero 5 di 5.

Flamenco.

Qualunque cosa significi, Flamenco! Probabilmente vorrà dire “copritevi di balze e pois e iniziate a roteare”, ma io preferisco che sia un semplice invito alla disinvoltura.

Chi conosce da vicino il mondo Fabrique sa che sono una fan accanita delle frasi motivazionali da appendere al muro. Non ne seguo neanche una, in realtà, ma questa mi è rimasta in testa, e credo anche che sia vera: self confidence is the best outfit, rock it and own it!

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Chi ci crediamo di essere

Chi ci crediamo di essere? Da Fabrique crediamo di essere una piccola sartoria indipendente. E in effetti lo siamo.

Crediamo di essere due persone che amano l’attenzione al dettaglio. Crediamo di essere due persone che amano la spontaneità, perchè parliamo parecchio ma non ci piace essere ripetitive.
Non abbiamo segreti!
Lo spazio è uno show-room con laboratorio a vista dove potete facilmente intuire tutta la nostra passione, e il nostro disordine anche!
Ogni capo Fabrique è interamente realizzato da noi in laboratorio, privilegiando una materia prima che sia il più naturale possibile.
Questo lo facciamo per una produzione sostenibile e perché ci piace pensare che indossare una nostra creazione sia un’esperienza familiare:
Quante volte potete ricordare il volto di chi ha cucito i vostri abiti? E in quanti negozi potete far andare le mani?
Fabrique promuove e incoraggia la cultura del fare: per questo abbiamo deciso di aprire il nostro spazio a corsi di cucito.
La nostra sfida è trasmettervi la nostra passione.

Ma dove sta la fregatura?

La fregatura è che in una nostra collezione ci sono circa quindici modelli, e che per ogni modello proponiamo solo un paio di varianti colore.
La fregatura è che per avere un colore diverso da quelli che vedi dovrai aspettare qualche giorno.
La fregatura è che ci sforziamo, in ogni modo, di stampare i tessuti a mano, e potreste trovare qualche sbavatura ogni tanto.
La fregatura è che una nostra t-shirt non può costare come due aperitivi.
Nessuna t-shirt, in verità, dovrebbe costare come due aperitivi.

 

Essere qualcosa che corrisponda a ciò in cui crediamo.

Questo è quello che ci crediamo di essere.

 

Elena/Francesca

Fabrique Handmade

PICCOLO É BELLO

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Piccolo è bello e forse è anche meglio, per 3 buone ragioni più una: questa è una doverosa parentesi sulla nostra filosofia, su come lavoriamo, come pensiamo e come abbiamo costruito Fabrique Handmade.

1) La nostra , dall’atmosfera al ciclo di produzione, è un’esperienza familiare: ci piace pensare che questo carattere sia visibile in ogni dettaglio, e che avvicinarsi a noi sia come andare a bere un the da un’amica, anzi due!

2) Less is more! La nostra è una piccola produzione, e piccola vuole rimanere: solo così possiamo concentraci a pieno e dare ad ogni dettaglio la cura che merita. I nostri capi sono concepiti interamente in laboratoro e cuciti a mano con le nostre mani e il nostro ciclo di produzione è sostenibile, ad impatto zero dall’inizio alla fine: dai materiali  al nostro packaging,  fatto con materiale riciclato.

3) Piccola è anche la nostra Scuola di Cucito, sono quattro posti per volta, si riempiono in fretta e ci piacerebbe accontentarvi sempre! Ma solo con corsi così ristretti, da gennaio 2015, siamo riuscite a seguire più di 50 aspiranti sartine, accompagnandole tutte per mano alla relizzazione del primo capo handmade. Se avete pazienza, aspettateci e troveremo un posto per voi!

4) In questi anni una cosa l’abbiamo imparata: la passione è una cosa grande. Tre anni fa eravamo a cucire cose a caso in uno spazio condiviso che era una specie di magazzino e non lo facevamo per una ragione particolare ma solo per passione, da ieri a oggi sono cambiate molte cose tranne una, provate a indovinare qual’è…