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Queste cose sono successe davvero

Queste cose sono successe davvero, ed è pazzesco. Da gennaio 2015 ad oggi le nostre sartine sono state 124.

124 donne, perchè gli uomini si fanno ancora desiderare. 124 donne  che hanno sorriso e mangiato caramelle gommose insieme a noi.

Ci siamo raccontate, vi siete raccontate e abbiamo sfatato insieme il mito “non ho manualità”. Abbiamo adattato il modello per chi si è iscritta e poi si è presentata col pancione e fatto brainstorming per scegliere l’adatta colonna sonora, tra gruppi di migliori amiche, madri e figlie, colleghe, vicine di casa, o splendide perfette sconosciute.

Tutte e 124 hanno fatto almeno un  lavoro, anzi quasi tutte, quasi due: facendo un rapido calcolo, e arrotondando  per difetto, diciamo di aver cucito insieme 220 capi?

Se almeno uno, tra questi 220 , è la bandiera che sventolate sicure e fiere, crediamo di essere sulla strada giusta.

 

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Nelle grandi catene del Fast Fashion, è facile trovare abiti a buonissimo mercato, perchè il loro vero prezzo lo ha pagato qualcun altro in termini di sfruttamento. Se almeno uno, tra questi 22o, vi ha evitato o vi eviterà di acquistare Fast Fashion in futuro, crediamo di essere sulla strada giusta.

Il cuore che avete messo nella vostra prima creazione vi ha reso madri orgogliose, fino a comprendere  il sacrificio dietro ogni orlo: se almeno uno di questi 200 sa raccontare questa storia, siamo decisamente sulla strada giusta.

 

 

 

FABRIQUE AVANT FABRIQUE

Quella del 7 gennaio è stata una data importante e il nostro primo giorno ufficiale, ma prima?

Non siamo sempre state così, ma siamo sempre state qui, nella nostra piccola casa.
2011: Elena trova un appartamento al terzo piano di questo palazzo, Fabrique non si chiama Fabrique, ed è un mucchio dimenticato di calcinacci e polvere, in un vicolo con un nome strano. “Tresanda del Territorio”.
“Tresanda” significa, letteralmente, “viottolo, stretto passaggio”, il luogo ideale per aprirci un negozio, insomma.
Ogni giorno Elena esce di casa per andare al lavoro, ogni giorno il mucchio dimenticato resta muto a piano terra, passa il tempo e crescono i calcinacci, passa il tempo e si accumula polvere.
Ogni tanto una sbirciata dentro, con molta immaginazione.
L’inspiegabile.
Non so ancora come Elena abbia convinto la nostra padrona di casa, non so nemmeno in che giorno le sia esattamente venuto in mente, ma so che è successo e che da lì in poi avremmo avuto una casa.
Una seconda casa in cui avere una scrivania, una macchina da cucire e delle scatole ammassate con i nostri tessuti: per noi era già il massimo.
Con poche pretese abbiamo riunito amici con le nostre stesse intenzioni ed è iniziato tutto, senza troppi progetti, senza troppe finanze e con un nome ridicolo.
Riciclate le tende della zia per coprire le vetrine, dimenticato il riscaldamento e acquistatate in colorificio delle tinte in offerta per le pareti (un lilla e un ottanio, che avrei preferito prendere un pugno in un occhio), abbiamo iniziato.
Era tutto giusto e in qualche modo aveva un senso.
Così passano i mesi, cambiano gli amici in condivisione, e si alternano diverse esperienze, le pareti almeno si sbiancano, e ogni giorno impariamo qualcosa.
Ognuno di loro ci ha fatto un regalo, anche senza volerlo, se ora siamo così.
Tutti i giorni siamo cresciute, e tante risposte sono arrivate da sole, senza fretta.
Anche oggi ci dividiamo ancora tra Fabrique e un’altro lavoro, ma almeno siamo sicure che la passione abiti qui!
Quando ci viene chiesto di motivare alcune scelte, di spiegare il nostro stile e la nostra immagine non abbiamo mai molto da dire.
In effetti tutto si spiega da solo e si spiega con noi, perché sarebbe come dover spiegare come mai hai un gatto e non un cane o perché non ti piace il gelato al pistacchio mentre piace a tutti.
Non ho un gatto, ne ho due e tendo ad odiare il gelato al pistacchio perché sono fatta così.
Tutto quello che vedete, infilandoci una buona parte di disordine, è così per questi motivi, ed è così per noi.
Speriamo che vi piaccia.

photo credits: Pinterest